Credenze e falsi miti sulla pompa di calore elettrica

Credenze e falsi miti sulla pompa di calore elettrica

Le credenze: la pompa di calore aria-acqua non funziona a temperature esterne troppo basse o con i classici radiatori, deve essere sempre supportata da una caldaia gas, fa consumare troppo di elettricità. Iniziamo a spiegare perché non è così.

Tante sono le credenze che circondano le pompe di calore elettriche (PdC) e vogliamo iniziare a sfatarle.

Tra le più ripetute è quella che le PdC non funzionano quando la temperatura esterna è di 2 o 3 gradi sottozero; oppure che non possono funzionare in modo efficiente con un impianto a radiatori, ma solo su pannelli radianti a bassa temperatura. E ancora, si sente dire: “se usi la pompa di calore dotati sempre di una caldaietta a gas per non rimanere al freddo in inverno”. E poi che i consumi elettrici annuali sono esagerati.

Per provare a controbbattere con più corrette informazioni utili a coloro che intendono staccarsi da gas, gpl o gasolio, partiamo col dare qualche indicazione di base per coloro che volessero conoscere meglio la pompa di calore elettrica. Innanzitutto, chiariamo un concetto: non consideriamo come pompa di calore il classico condizionatore, quindi la pompa di calore aria-aria.

Preferiamo affiancare il dispositivo a una pompa di calore aria-acqua o comunque tutti quei sistemi che producono acqua calda tecnica da immettere nell’impianto esistente, ad esempio a radiatori, a pavimento, a fancoil.

Si tratta di un impianto che produce anche acqua calda sanitaria e, in effetti, la pompa di calore non è altro che una centrale termica: ha la forma simile alla caldaia e poi ha la necessità degli accumuli, perché le pompe di calore non possono produrre acqua calda istantanea come una caldaia tradizionale.

Avremo poi bisogno di trovare dello spazio all’esterno per un componente capace di recuperare l’energia dell’aria e portarla dentro l’abitazione. Se si tratta invece di una pompa di calore geotermica la possiamo mettere direttamente dentro l’abitazione. Quindi è un sistema composto da un’unità esterna per la pressione dell’acqua e una centrale termica dove si dovrà prevedere almeno un accumulo tecnico e uno per l’acqua calda sanitaria.

Quando ha senso installare una pompa di calore e quando non è corretto consigliarla?

Un parametro fondamentale da seguire è semplice: la convenienza. Dobbiamo poter fare un investimento che ci porti un risparmio economico; un investimento che dovrà ripagarsi in poco tempo, normalmente in 7-10 anni, e garantirci un adeguato comfort.

Con alcuni dati dimostriamo quando ha senso installare una PdC, cercando al contempo di sfatare qualche altro vecchio mito.

In Europa ogni 100 generatori installati di tutti i tipi sappiamo che in Norvegia nel 2018 sono stati installate ben 96 pompe di calore, in Svezia 91, in Finlandia 89, mentre in Italia solo 18, e consideriamo che da noi nel conteggio come PdC viene incluso anche lo split (condizionatore).

Se poi il calcolo lo facciamo per l’installato ogni 1000 abitanti, vediamo, ancora una volta, che in testa c’è sempre la Norvegia con 46 pompe di calore ogni 1000 abitanti, in Finlandia 24 e in Svezia il 23,4.

Alcuni potrebbero affermare che l’elettricità in Norvegia sia particolarmente economica, ma non è così visto che il prezzo del kWh è intorno ai 18 centesimi di euro, non troppo distante da quanto lo paghiamo in Italia.

Inoltre, questi dati ci dicono un altro fatto che va a smentire un’altra credenza: le pompe di calore funzionano e trovano spazio proprio dove fa molto più freddo e dove il costo del riscaldamento incide di più. Proprio l’esatto contrario del pensiero comune.

Sempre a proposito di convenienza andiamo a confrontare la PdC con le altre fonti. In Italia, secondo diverse analisi che considerano i costi dell’elettricità e del gas, la pompa di calore aria-acqua risulta più conveniente di circa il 30% rispetto al gas metano. Se il confronto è con il gasolio o il gpl allora il risparmio arriva al 50%.

C’è invece un sostanziale pareggio se il confronto si fa con il riscaldamento a pellet. È pur vero però che il vantaggio della pompa di calore sta anche nella possibilità di autoprodursi una parte dell’energia elettrica con il proprio impianto fotovoltaico.

Sempre in tema di falsi miti legati alla pompa di calore elettrica c’è quello legato al sistema di distribuzione del calore. Va ribadito che la pompa di calore in genere può essere installata su tutti i tipi di impianto, dal radiatore ai fancoil e al pavimento radiante.

Ovviamente bisognerà fare dei calcoli specifici, poiché, a differenza della caldaia che ha potenze elevate, le potenze delle pompe di calore sono inferiori e vengono tarate proprio per un’utenza specifica.

Possiamo dire, ad esempio, che con radiatori troppo piccoli e nell’impossibilità di dimensionarli adeguatamente, non si riescirà a riscaldare la casa; stessa cosa vale se il sistema di riscaldamento è mal costruito e c’erano già problemi di efficienza con la caldaia preesistente. In questi casi installare una pompa di calore andrà solo ad accentuare problemi e costi.

Naturalmente una pompa di calore che dovrà lavorare sui radiatori, a temperature tra 50 e 60 gradi, consumerà un po’ di più rispetto all’ipotesi di riscaldare un impianto a pavimento che funziona a 30-35 gradi.

Oggi esistono dei validi simulatori che sono in grado di stimare i possibili consumi elettrici della pompa di calore nei diversi casi e che consentono di decidere, in base ai dati raccolti, se procedere o meno alla sua installazione.

Perché, ricordiamolo, la regola aurea è sempre la reale convenienza economica nel tempo per la famiglia. Ed è anche per questo che la qualità dei prodotti e della progettazione devono essere al centro di ogni installazione.

Fonte: Qualenergia.it

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