Dove stiamo andando? Ecco come si presenta la mobilità del futuro

Dove stiamo andando? Ecco come si presenta la mobilità del futuro

A partire dal 2030, più della metà delle auto europee di nuova immatricolazione saranno ad azionamento elettrico. Sempre dal 2030, l’Austria non accetterà più auto con motori a combustione interna, mentre dal 2040 Francia e Gran Bretagna vieteranno l’introduzione sul mercato di nuovi veicoli diesel e benzina.

Presto da Capo Nord alla Sicilia ci saranno stazioni di ricarica per le batterie delle auto, che in pochi minuti nel migliore dei casi forniranno energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili. Nelle città del futuro circoleranno sempre più vetture autonome, capaci di ridurre gli ingorghi, gli incidenti e i morti sulle strade, mentre in campagna saranno ancora gli uomini a guidare.

Così come l’acqua e internet, nei centri urbani la mobilità diventerà un bene prontamente disponibile, anche perché i cittadini di domani non avranno più bisogno di auto di proprietà: le grandi aziende gestiranno infatti per loro ampie flotte di veicoli in condivisione.

Un’impresa titanica

Nessuno può stabilire la rapidità di questo cambiamento, ma la storia è fatta di modifiche repentine: nel 1900, ad esempio, per strada circolavano quasi esclusivamente carrozze a cavalli, che quindici anni dopo erano già sparite.

Una cosa è certa: il passaggio dalla benzina all’elettricità sarà un’impresa titanica. «L’auto viene reinventata» commenta Rupert Stadler, amministratore delegato di Audi AG. L’evoluzione dell’industria automobilistica non è stata mai così veloce e pronunciata come oggi, ma si tratta pur sempre di un processo che durerà anni e anni e che richiederà investimenti notevoli.

Non si tratta solo di sostituire i motori a combustione interna. L’avvento delle vetture

autonome è subordinato alla creazione da parte della società intera di infrastrutture nuove e più solide per la trasmissione dei dati e della corrente elettrica, oltre che di una rete di dati 5G in grado di supportare l’Internet delle cose. Le condutture elettriche che arrivano alle case e ai parcheggi devono diventare più robuste: del resto non dovranno più alimentare radio, tostapane e macchine da cucire, ma batterie di veicoli pesanti, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3 secondi e un’autonomia di 500 chilometri. L’industria automobilistica, dal canto suo, si dedica a linee di produzione flessibili per realizzare contemporaneamente veicoli con motori elettrici e a combustione interna.

Le storiche case automobilistiche dovranno lavorare a stretto contatto con i nuovi giganti del software della Silicon Valley. Al momento, sono ancora “frenemies”, nemici-amici: il loro obiettivo comune è infatti quello di ampliare la rete 5G necessaria alla guida autonoma, ma c’è sempre il rischio che Apple e Google vogliano entrare nel campo della mobilità elettrica facendo concorrenza alle aziende tradizionali del settore.

Oggi le auto che non producono CO2 sono diventate status symbol e offrono prezzi minori, una maggiore autonomia e un design più accattivante. E da quando a febbraio Elon Musk, fondatore di Tesla, ha spedito un’auto elettrica nello spazio, il tema è più popolare che mai.

Eppure non si vedono così tanti veicoli elettrici per le strade. Delle 314.028 automobili immatricolate lo scorso anno in Svizzera, solo 4.985 vantano un motore elettrico. I numeri sembrano però raccontare una storia diversa: a fronte di vendite di auto leggermente in calo, infatti, la richiesta di veicoli elettrici è aumentata del 45%.

Il Paese leader della mobilità elettrica è la Cina, dove lo smog è un problema sempre più pressante. Nel 2017, nel Regno di Mezzo la vendita di auto elettriche è aumentata del 53%, con 777.000 veicoli venduti. Quest’anno, poi, la metropoli di Shenzhen ha convertito tutti i 16.400 autobus cittadini alla mobilità elettrica.

L’Europa scende in campo

Dal 2021 l’Unione Europea adotterà norme più

severe per i gas di scarico, con l’obiettivo di promuovere la mobilità elettrica. Nel frattempo le industrie del continente operano massicci investimenti. «La mobilità elettrica è il futuro» ha dichiarato Albrecht Reimold, direttore di produzione e logistica di Porsche. Con il progetto “Mission E” l’azienda di Zuffenhausen, nei pressi di Stoccarda, vuole realizzare entro il 2019 un nuovo stabilimento per la produzione di auto a batteria, capaci di passare da 0 a 100 km/h in 3,5 secondi.

BMW ha intenzione di lanciare sul mercato 25 nuove auto elettrificate, di cui 12 elettriche e 13 plug-in. Dal 2019, Daimler dedicherà sei impianti produttivi, distribuiti su tre continenti, alla produzione di auto elettriche.

Anche Volkswagen (VW) ha progetti ambiziosi: entro il 2030 il maggior produttore di auto al mondo investirà circa 20 miliardi di euro nella mobilità elettrica ed entro il 2025 immetterà sul mercato 80 nuovi modelli, al 100% elettrici o ibridi plug-in.

In autunno, Audi produrrà il primo modello completamente elettrico di serie. «Il progetto è la “next big thing” per me, un tuffo nella mobilità di domani» commenta il direttore della linea, Jens van Eikels. «Il passaggio alla mobilità elettrica non è una rinuncia, ma una scelta consapevole, che punta a ridurre le emissioni mantenendo intatta la guida sportiva tipica del marchio» aggiunge Donato Bochicchio, direttore del marchio Audi presso Amag.

Le esigenze dei clienti non cambiano: ecco perché le auto completamente elettriche devono rappresentare la scelta migliore, spiega van Eikels. «E l’azionamento elettrico presenta indubbi vantaggi: massimo momento torcente alla partenza, nessuno scatto di commutazione, efficienza elevata e silenziosità pressoché totale.»

Di pari passo allo sviluppo del motore c’è l’evoluzione di tutto il resto del veicolo: «Negli anni a venire le aziende non punteranno solo alla mobilità elettrica, ma anche all’assistenza alla guida, al machine learning e alla digitalizzazione. La mobilità di domani è un campo affascinante.»

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